giuliano

domenica 9 settembre 2018

APPELLO... ALL'INFINITO (2)









































Precedente capitolo:

Ma voi che non sapete governare voi stessi...














Fuori dei confini del mondo va il pensiero del savio ma non discute; dentro quei confini scorre il suo pensiero ma non giudica. Nella «Primavera e Autunno» (Annali di Confucio) che abbraccia la storia dei primi re, il savio giudica, ma non prova.
Nel diviso c'è l'indivisibile.
 Nelle dimostrazioni l'indimostrabile.

E cioè?



Il savio ha la sua interna convinzione, gli uomini comunemente cercano gli uni agli altri di dimostrare la loro. Perciò si dice:

‘Dove è la prova manca l’intuizione’.

Il gran Tao non vuole spiegazione.

La gran prova non vuol parole.

Grande amore non è amorevole.

Gran disinteresse non è palese.

Gran coraggio non è temerario.

Il Tao spiegato non è il Tao.




Le parole che voglion dimostrare non raggiungono lo scopo.

Amore professato nulla compie.

Disinteresse che si vanta puro non è genuino.

Coraggio che si fa temerario è senza effetto.

La conoscenza che si ferma ai confini dell’inconoscibile è la più alta.




Chi conosce la prova che non vuol parole, la Via che non può essere calpestata?

Chi la può conoscere possiede ciò ch’è detto il Tesoro del cielo.

Vi si aggiunge e non è colmo; vi si attinge e non si vuota; né si sa donde sia provvisto.

Ciò è detto ‘La luce nascosta’.

Perciò negli antichi tempi Yao chiese chiese Sciùn e disse:

‘Vorrei schiacciare i principi di Zung, Kwei e Siao. Seduto sul mio trono non posso fare che m’escano di mente’.




‘Quei tre principi’,

replicò Sciùn

‘vivono quasi fosse tra pruni e sterpi: come non puoi fare che t’escano di mente? Negli antichi tempi dieci soli sorgevano insieme, e ogni cosa era illuminata – quanto maggiormente la virtù dovrebbe essere da più dei soli!’. 
(Ai confini dell'inconoscibile)



  
Poniamo che io discuta con te; se tu la vinci su me e non io su te, hai tu davvero ragione? e io davvero torto?

O se io la vinco su te e non tu su me, ho io davvero ragione e tu davvero torto? o abbiamo tutti e due ragione o tutti e due torto?

Ha l'uno di noi ragione e l'altro torto? O abbiamo tutti e due ragione o tutti e due torto?

Io e tu non possiamo saperlo. In questa incertezza chi dobbiamo chiamare giudice?

Se prendiamo uno che è d'accordo con te, starà con te, come potrà giudicare?

Se prendiamo uno che è d'accordo con me, come potrà giudicare?

E se prendiamo uno che con tutti e due noi è d'accordo o da tutti e due dissente, come potrà giudicare?

Poi che né tu né io né altri può giudicare, non dovremmo dipendere da altro? Una dipendenza che non è dipendenza.

Dimentica il tempo!

Dimentica i dissidi!

Ricorri all'infinito e qui prendi dimora! 
(Appello all'infinito)




Confucio disse a Lao ze:

‘Poi che oggi avete agio, vorrei domandarvi del perfetto Tao’. 

Lao ze rispose:


‘Purifica il tuo cuore con digiuni e vigilie! Lava il tuo spirito come bianca neve! Rinunzia al tuo sapere! Il Tao è fondo, e difficile a raggiungere con parole. Te ne darò un'idea. Vasto sapere non porta alla sua conoscenza. Dimostrazioni non fanno scienza. Il savio vi rinunzia. Con aggiunte non lo accresci, con sottrazioni non lo diminuisci: questo ne afferma il savio. Fondo come il mare! Grande tanto che ogni termine è un principio! A ogni essere dà senza esaurirsi; determina le vie dei sovrani aldilà di loro; tutte le creature sono da lui – questo è il Tao. Da questa radice considerata, la vita è solo il soffio di un sospiro, e tutte le creature, muoiano vecchie muoiano giovani, vivono un attimo, insufficiente a fare la parte di un buon Yao o di un tristo Kie. Alberi e arbusti hanno loro fissi ordini. Gli ordinamenti umani sono più difficili. Quando il savio gli incontra, non vi s'oppone; quando sono passati non cerca ritenerli. Corrispondere ad essi con determinazione è virtù; con spontaneità è Tao. Così furono grandi i sovrani, sorsero i re. La vita degli uomini fra cielo e terra è come un bianco cavallo che passa un crepaccio e vi scompare. Con spume e brio tutti vengono alla luce; zitti e quieti tutti rientrano. Un cangiamento, nascono; un altro cangiamento, muoiono. I vivi se ne rattristano; se ne dolgono le generazioni; pure è la rimozione dell'arco dalla guaina, è la spoglia naturale che si vuota del suo contenuto. L'anima entra, confusa, nel cangiamento e si congeda; il corpo la segue. Questo è il Gran Ritorno. Che il visibile viene dall'invisibile e all'invisibile ritorna è cosa che tutti gli uomini sanno. È cosa di che tutti gli uomini discorrono. Chi è alla mèta non ne discorre. Chi ne discorre non è alla mèta. Veder chiaro non vale – meglio è il silenzio che la dimostrazione. Il Tao, orecchio non l'ode – meglio chiudere gli orecchi che ascoltare. Questo è il Gran Conseguimento’. 
(Il Gran Conseguimento)












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