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Moltitudine (16)
Accennavamo
ad un innesto strano, un altrui seme(nza) fors’anche ennesima scemenza, neppure
importata da remoti paesi in perigliosi Viaggi in cerca della Terra promessa o
del prete Gianni, quest’ultimo braccato nonché privato, in pubblico ‘appalto’,
della propria Dottrina non meno che Teologia, non men, del Dio il quale, a
parte le divergenze fra un Primo ed un Secondo Universale Astrale candidato,
dovrebbe presiedere l’intero Creato, appaltato però ad uno strano ‘sovrano’ il
quale preferisce ciarlare circa la propria ed altrui ‘opera’ abdicata confusa e
edificata ad una grande pubblica piazza divenuta per l’occasione il ‘cantiere’
ove promettere l’‘amnistia’ o il ‘condono’ per ogni vera bestemmia eretta in
nome d’un falso Dio… scambiato per ‘moneta’…
Così come
un remoto attuale corrotto Tempo, predico ed indico un dèmone antico non men
che lo sterco del diavolo, addito, anzi, pubblicamente il ‘pericolo’ di chi,
pur il ‘potere’ la ‘gloria’ la ‘potenza’ in nome del Dio apostrofato, in verità
e per il vero, il più grande nemico della sua Opera.
E da
questa Cattedrale ed in sua difesa permettetemi un appello ed un dovuto
distinguo fra chi Eretico, e chi, invece, recita pubblica ‘commessa’ per
l’altrui ‘materia’, confondendo e tradendo ogni Elemento ogni vera superiore
Opera.
Dal mio
pulpito reclamo e indico, non men e come il dovuto Tempo antico, un falso
sovrano incarnare non men che cavalcare e seminare la morte. L’Apocalittica
Visione non certo alla parabola distribuita e a reti unificate ciarlata, scorgere
il catastrofico profondo abisso ove precipitato ed affogato il Principio e con
esso la Ragione, ed ancora, il Diritto la Fede la Verità la Comprensione e la
Carità.
Non
voglio adoperare l’altrui sofferenza per un impropria politica, giacché
sappiamo bene che l’altrui e proprio patire un ottima moneta di scambio non
men che fragile breve politica.
Non
voglio adoperare il nero ed ogni esiliato oppure umiliato per ciò che nutre il
salvadanaio della politica, ma vigilare affinché l’intera Comunità sia
rettamente e saggiamente disciplinata in codesta difficile ‘dottrina’ e non più
‘materia’.
Giacché
il ‘male’ di cui accennavo tende ad allargare il proprio dominio e non solo un
problema ‘isolato’, perché l’intento proprio quello di ‘isolare’ per meglio
usurare i ‘tessuti’ e l’intero apparato qual unico corpo infettato.
Non
voglio confondere ‘morale’ ‘etica’ e ‘principio’, non possiedo né presiedo
questo dono, ma con tutta l’umiltà che Dio comanda confusa per altro, con
codesti principi possiamo fondare un corpo sano e non certo malato come già
‘curato’ da precedenti frutti avariati ed appestati.
Non
voglio contare i morti alla ‘terza pagina’ affissi ed ad ogni ‘appendice’ pubblicamente avversati,
giacché sappiamo bene che il ‘passo’ nutre breve ‘materia’ e non compone nessun
‘gioco’ per più elevata disciplina.
Non
voglio scorgere corpi appestati nutrire pagine disordinate per ciò che è Stato
ed Impero divenuto, giacché le mura ovunque proteggono e cingono l’araldo d’una
antica genetica fierezza non dovutamente e sufficientemente coltivate in ciò
che differenzia ed accomuna il singolo dall’universale.
L’Uno
scisso nel molteplice ed il molteplice Uno!
Non
voglio nutrire divisioni per l’appetito di qualcuno, giacché l’astinenza e il
digiuno non osservati qual araldi di elevata morale e crescita.
Non
voglio saziare cotal corpo con questo pane, la dovuta comunione pretende
diverso nutrimento per lo Spirito giacché ognuno abbisogna di sano intendimento
e non cibo avariato non men che avvelenato.
Non
voglio e posso correre inutilmente per ciò cui difetta l’intera Ragione non men
che Regione, preferisco nutrire e saziare l’Anima con le radici d’un antico
superiore Principio!
Non
voglio osservare morire ogni Stagione dello Spirito specchio d’un Dio, e
cercare le parole giuste per le dovute ‘terze pagine’ assise piangere del
proprio ed altrui letame…. E ad una prossima appendicite abdicate, giacché
l’intera ‘morale’ non men che ‘etica’ corrotta ed appestata e non certo
dovutamente e rettamente ‘concimata’.
Non
voglio reclamare un ‘falso motivo’ ed essere servo d’un Impero assiso,
preferisco pregare il mio Dio il quale vedo ogni mattino, giacché lui comprende
chi in buona e malafede.
Non posso
assistere alla lenta Apocalisse che irreversibile cavalca sovrana ed impera,
appare uno scheletro senza ‘materia’ in cui scorgere un corpo negato ricolmo di
Vita.
Non posso
ammirare tanto meno pregare cotal scheletri lungo la Via qual evoluti corpi in
libera conquista: lenta la morte si avvicina muta le Stagioni della Vita.
Muta
penetra ogni Elemento nella propria ed altrui conquista, la ‘peste’ si avvicina
non morde non urla non striscia, non muta la propria deleteria ‘dottrina’ divora
ogni cosa nella inesorabile falsa conquista.
Non
indico la Via. Saggia retta Parola. Giacché non conteremo più cicatrici solo
corpi mutilati in cerca dell’ultima Stagione morta.
Non
predico ‘dottrina’ solo un monito e che un Santo mi assista, e con Lui, il Lupo
compagno del difficile cammino, solo il Dio che dalla Natura come fu per il suo
profeta mi indica la Chiesa malata precipitare ed implorare.
Dal suo
ramo dalla sua foglia dall’onda da ogni Elemento ricostruire quanto stanno
distruggendo!
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