giuliano

domenica 19 maggio 2019

LA MOLTITUDINE (15)
































































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Accennavamo ad un innesto strano, un altrui seme(nza) fors’anche ennesima scemenza, neppure importata da remoti paesi in perigliosi Viaggi in cerca della Terra promessa o del prete Gianni, quest’ultimo braccato nonché privato, in pubblico ‘appalto’, della propria Dottrina non meno che Teologia, non men, del Dio il quale, a parte le divergenze fra un Primo ed un Secondo Universale Astrale candidato, dovrebbe presiedere l’intero Creato, appaltato però ad uno strano ‘sovrano’ il quale preferisce ciarlare circa la propria ed altrui ‘opera’ abdicata confusa e edificata ad una grande pubblica piazza divenuta per l’occasione il ‘cantiere’ ove promettere l’‘amnistia’ o il ‘condono’ per ogni vera bestemmia eretta in nome d’un falso Dio… scambiato per ‘moneta’…




Così come un remoto attuale corrotto Tempo, predico ed indico un dèmone antico non men che lo sterco del diavolo, addito, anzi, pubblicamente il ‘pericolo’ di chi, pur il ‘potere’ la ‘gloria’ la ‘potenza’ in nome del Dio apostrofato, in verità e per il vero, il più grande nemico della sua Opera.

E da questa Cattedrale ed in sua difesa permettetemi un appello ed un dovuto distinguo fra chi Eretico, e chi, invece, recita pubblica ‘commessa’ per l’altrui ‘materia’, confondendo e tradendo ogni Elemento ogni vera superiore Opera.




Dal mio pulpito reclamo e indico, non men e come il dovuto Tempo antico, un falso sovrano incarnare non men che cavalcare e seminare la morte. L’Apocalittica Visione non certo alla parabola distribuita e a reti unificate ciarlata, scorgere il catastrofico profondo abisso ove precipitato ed affogato il Principio e con esso la Ragione, ed ancora, il Diritto la Fede la Verità la Comprensione e la Carità.




Non voglio adoperare l’altrui sofferenza per un impropria politica, giacché sappiamo bene che l’altrui e proprio patire un ottima moneta di scambio non men che fragile breve politica.

Non voglio adoperare il nero ed ogni esiliato oppure umiliato per ciò che nutre il salvadanaio della politica, ma vigilare affinché l’intera Comunità sia rettamente e saggiamente disciplinata in codesta difficile ‘dottrina’ e non più ‘materia’.

Giacché il ‘male’ di cui accennavo tende ad allargare il proprio dominio e non solo un problema ‘isolato’, perché l’intento proprio quello di ‘isolare’ per meglio usurare i ‘tessuti’ e l’intero apparato qual unico corpo infettato.




Non voglio confondere ‘morale’ ‘etica’ e ‘principio’, non possiedo né presiedo questo dono, ma con tutta l’umiltà che Dio comanda confusa per altro, con codesti principi possiamo fondare un corpo sano e non certo malato come già ‘curato’ da precedenti frutti avariati ed appestati.

Non voglio contare i morti alla ‘terza pagina’ affissi ed  ad ogni ‘appendice’ pubblicamente avversati, giacché sappiamo bene che il ‘passo’ nutre breve ‘materia’ e non compone nessun ‘gioco’ per più elevata disciplina.

Non voglio scorgere corpi appestati nutrire pagine disordinate per ciò che è Stato ed Impero divenuto, giacché le mura ovunque proteggono e cingono l’araldo d’una antica genetica fierezza non dovutamente e sufficientemente coltivate in ciò che differenzia ed accomuna il singolo dall’universale.

L’Uno scisso nel molteplice ed il molteplice Uno!




Non voglio nutrire divisioni per l’appetito di qualcuno, giacché l’astinenza e il digiuno non osservati qual araldi di elevata morale e crescita.

Non voglio saziare cotal corpo con questo pane, la dovuta comunione pretende diverso nutrimento per lo Spirito giacché ognuno abbisogna di sano intendimento e non cibo avariato non men che avvelenato.

Non voglio e posso correre inutilmente per ciò cui difetta l’intera Ragione non men che Regione, preferisco nutrire e saziare l’Anima con le radici d’un antico superiore Principio!




Non voglio osservare morire ogni Stagione dello Spirito specchio d’un Dio, e cercare le parole giuste per le dovute ‘terze pagine’ assise piangere del proprio ed altrui letame…. E ad una prossima appendicite abdicate, giacché l’intera ‘morale’ non men che ‘etica’ corrotta ed appestata e non certo dovutamente e rettamente ‘concimata’.

Non voglio reclamare un ‘falso motivo’ ed essere servo d’un Impero assiso, preferisco pregare il mio Dio il quale vedo ogni mattino, giacché lui comprende chi in buona e malafede.




Non posso assistere alla lenta Apocalisse che irreversibile cavalca sovrana ed impera, appare uno scheletro senza ‘materia’ in cui scorgere un corpo negato ricolmo di Vita.

Non posso ammirare tanto meno pregare cotal scheletri lungo la Via qual evoluti corpi in libera conquista: lenta la morte si avvicina muta le Stagioni della Vita.

Muta penetra ogni Elemento nella propria ed altrui conquista, la ‘peste’ si avvicina non morde non urla non striscia, non muta la propria deleteria ‘dottrina’ divora ogni cosa nella inesorabile falsa conquista.




Non indico la Via. Saggia retta Parola. Giacché non conteremo più cicatrici solo corpi mutilati in cerca dell’ultima Stagione morta.

Non predico ‘dottrina’ solo un monito e che un Santo mi assista, e con Lui, il Lupo compagno del difficile cammino, solo il Dio che dalla Natura come fu per il suo profeta mi indica la Chiesa malata precipitare ed implorare.

Dal suo ramo dalla sua foglia dall’onda da ogni Elemento ricostruire quanto stanno distruggendo!












                 

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