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Identità della Natura (27)
Dico
allo Francesco frate meco che junto lo tempo mesto de farsi lupi neppur santi
somari o agnelli quali deovon farsi cibare da codeste scimmie ammaecstrate et
halora frate mio te raconto cotal storia tu che dallo polo opposto venisti et jiungesti
per porre retta justicia in ogni loco.
Tutto
se rea invertito anche lo cardine della porta dello convento tutto in questa
hora accompagnata dalla danza di codesta morte, tuta trapuntata ed anco assisa
come la pecora vicino lo horto che neppure la scala la finestra quanto jungemmo
fu ria tanto la contemplnaza de siffatta spenticta bestia.
Alcuni
frate meco dello stesso convecto volevan per lo vero signore Iddio cavargli lo
latte dallo di dietro e provare lo manico della panza intignere cotale sostanza
e nepure mettere allo spiedo come solea frate meco Benedetto, io solo fedele allo motto tuo o’ fermato
cotale adunanza per non fare amuchiata.
Lo
sud e lo nord smarrito tanto che fin vicino all’orto delle capre l’amico e
frate Francesco non potea neppure nominare li poveri compari amici suoi che
dello ramo s’erano anche impadronito misurato e su sopra non più lo nido ma
l’insegna della taverna dove se pole anco bene bere magnare cacare e ciarlare e
lo passero meco non po’ neppure piagne’ che la rotta sera smarrita e ita…
Allora
caro Francesco ce semo fatti tutti Lupi per ire su per lo bosco e neppure
pensare alle capre, tu me potrai comprendere e dire che semo eretici et anco
uno poco scemi o umiliati, a te dico e risponno che qui se lo monno roversato
come lo poeta ce dicea… e anco cantava nell’intervallo fra una Jostra et
l’altra…
Ma la
neve e lo ghiaccio ce fanno bona astinenza…
Tutti
quelli animali in tua lode se iti ju’ per lo fiume nero ju per lo torrente e de
concerto se volevan tutti quanti atfgore pur de’ non essere magnati da codesti
novi filosofi et christiani…
…Non
pozzo chiamà neppure Noe’ che l’arca se ria ammutinata giu’ l’offisina piu’
mutilata de come l’havea pensata… pensavo e a te dico de poter trovargli bona
locanda ove se potreino arrampicare su e ju’ per la montagna…
…Aspetto
tuo jiudicio… su tutta la questio et avenctura & nuovo miracolo speramo,
deto fra noialtri, che non se magnino anco lo somaro straco….
Comunque
l’orsi e li lupi me fano bona compagnia con loro se parla e poco se magna… se
guarda la neve invece della donzella primavera se’ tutta scolpita come lo libro
della antica miniatura pare un mobile antico una panca sciancata una madia
senza lo pane e lo vino della nostra sacta divina comunione…
Te
saluto frate meco….
Attendo
comunione…
Si
come l’Africa, e l’Egitto generano li Lupi da poco, e piccoli Lupi, coſi la
fredda parte di Settentrione (ſecondo Plinio, nell’ottauo libro, cap. XXII) li
produce aſpri, e crudeli. E che ciò ſia vero, lo diamoſtra la loro fierezza, e
malizia, e maſſime nel tépo del coito, e nel maggior freddo, quando fa biſogno, che li viandanti
vadano armati, per guardare e ſe, e li loro cavalli da le lor forze. E maſſime
le donne, che son vicine al parto, a le quali, li lupi, conoſcendole al nafo
fanno grandi infidie.
La
onde non ſi laſcia andare in camino niuna femina fola, anzi sempre ha feco un
cuſtode armato: ſi come nela figura, qui di ſopra poſta, ſi dimoſtra.
Perche
per il piu interviene, nel meſe di Gennaio, che gli huomini, che fanno viaggio
ſopra le carrette da verno, eſſendo da ogni banda aſſaliti da groſſe ſchiere di
Lupi, ſe vogliono reſtare in vita, biſogna che con le ſaetteli diſcaccino, e
con le bombarde; onde naſce, che dovendo li viandanti andare a li loro privati negozi, o a qualche Pieue, o Chieſa di Villa, ſono
de le dette armi proveduti, ceme ſe doveſſero andare a combattere, anzi che
ſpeſſo vengono queſte fiere in tanta fierezza, erab bia, ſpinti dala fame, dal
freddo, e da naturale uſanza, che entrando dentro ale habitazioni de gli
huomini, quivi preſtamente aſſaltando gli armenti, o cavalli, quelli devorano,
o coſi lacera, ti, ſeco nele ſelue ſe li portano.
Ma
non fanno cio ſenza lor danno. Perche quegli habitatori, banno a queſti mali li
remedi. Perche legano certe falci di ferro al cadavero, dentro a le nevi, accioche
li lupi, che qui vi vanno per devorare la preda, troncandoſi li piedi, ſiano
coſi puniti, o auero da ſaette percoſſi, ſubito muoiono, overo ſprofondati in
alcune foſſe ſotterranee, per la avidità, che hanno de la preda, quivi di fame
ſi conſumano.
Anzi
che molte altre beſtie rapaci di diverſe ſorti, come li Goloni, é le Volpi,
cadendo dentro ale medeſime foſſe, hanno de la doro morte compagne, le quali
prima con ſimile crudeltà, contra altrui erano si fiere, e violente.
Perche
nel preſente libro al XV. cap. ſi è trattato de le divcrſe ſorti de Lupi, ho
giudicato, dover far coſa convenevole, ſe nel fine di queſto libro degli
animali ſelvarichi, io giugneſſe quella ſorte di Lupi, che di huomini ſono
doucntati, e conuerſi.
Il
che Plinio afferma confidentemente, tal coſa eſſere da giudicare falſa, e fabuloſa.
Di queſti tali Lupi, ne le terre, che aſſai ſon volte al Settetrione, molte ſi
ritrouano fino a hoggi, in Pruſſia, Liuonia,
e Lituania, quatunque quaſi tutto l’anno ſiano quei popoli, sforzati a prouare
la rapacità de Lupi, con gran lor danno, perche andando a groſſe ſchiere,
dilacerano le lor pecore, ſe punto dal gregge ſi allontanano; nondimeno queſto
danno, non è da loro reputatosi grave, quanto quello che eſſi ſono sforzati
patire dagli huomini conuerſi in lupi.
Perche
nella feſta del Natale di Chriſto, nel tempo de la notte, in un certo ordinato
luogo, che tra lor häno già determinato, tanta copia di lupi conuerſi di huomini
ſi raccoglie; la quale, ſubito la medeſima notte, cò marauiglioſa fierezza, si
còtra gli huomini, si ancora còtra gli altri animali, di piaceuole, e debol natura
incrudeliſce, che maggior danno riceuono quelli popoli da queſti, che da li veri
lupi, e naturali.
Percheſi
come è manifeſto, eſſi oppugnano le caſe degli huomini, che nele ſelve riruouano,
con marauiglioſa atrocità, e ſi sforzano ſpezzarele porti, e coſi gli uomini
conſumano, come gli altri animali, che quivi albergano.
Dentro
a la Lituania, a la Semogethia, & la Caronia, ſi truoua un certo muro, rimaſto
in piedi, d’un certo Caſtello ruinato, a queſto in un certo tempo del’anno,
molte migliaia di lupi vi ragunano, e quiuvi
vi fanno pruova de la lor deſtrezza nel ſaltare; e qelli che sopra queſto muro
non poſſono ſaltare, come auuiene quaſi a tutti li piu graſſi, da li lor
caporali ſono flagellati.
Finalmente
ſi afferma coſtantemente, che tra queſta moltitudine ſi ritruouano ancora deli
Baroni, e Signori di quel paeſe; li quali, come ſiano venuti in queſta pazzia,
e trasformazione aſſai terribile: e tale che poi non poſſono piu diſprezzarla,
e diſcacciarla, e nel cap, ſeguente ſi moſtrerà.
Imperoche
quando alcuno, cupido di coſe nuoue, oltra il divino ordine, & iſtituto, o
ſia Germano del paeſe, deſidera d’eſſer meſſo nel collegio di queſti maladetti
huomini; li quali, qual hora lor pare, in Lupi ſi cangiano: tale che in certi
tempi del’anno, ad alcuni luoghi deſtinati, tutto il tempo de la vita loro,
inſieme con li loro ſeguaci ſi ragunano, & agli altri huomini danno morte, e
fanno altri danni, & a le pecore, & gli armenti e parimente, in queſto
modo lo fanno trasformare, e prendere figura, molto contraria a la ſua natura, Che
da uno, che di tale incanteſimo è eſperto, glie data una tazza di ceruoſa a bevere
(pur che colui, che in queſto conſorzio è accettato, la voglia accettare) e
dicendo alcune parole, ſubito ha l’intento ſuo.
Di poi
quando gli parerà il tempo opportuno, potrà la forma humana totalmente convertire
in Lupo, entrando in qualche cantina, o in qualche ripoſta, occulta selva; finalmente
può ancora, ſecódo il ſuo beneplacito, dopo alquato tépo laſciarla, e poi
riprederla.
Ora, per
venire agli eſempi, eſſendo un tratto un nobile gentil huomo, in viaggio, e
caminando per una lunga ſelua, menava ſeco alcuni vili huomini, e di ſervil
condizione, che di queſto incanto erano eſperti (come per il piu ſono in quelle
parti). E già il giorno savvicinava al fine, e la notte veniviva, e biſognava alloggiare
quella notte dentro ala ſelua, pere che non vi era luogo alcuno da alloggiare vicino;
e finalmente erano molto oppreſſi da fame, e da penuria.
Finalmente
uno di loro, propoſe un ſubito conſiglio, con patto, che gli altri doveſſero acconſentirgli, e ſtar quieti, né eccitaſſero
tumulto alcuno, ſe qualche nuova coſa veddeſſero, dicendo che egli vedeua di
lontano un gregge di pecore paſcolare, e che voleva procurare, che almeno una
di quelle haveſſero, per arroſtire a cena.
Quindi
ſubito dentro ala oſcura ſelva ſe ne entrò; accioche’ da alcuno non poteſſe
eſſer veduto, e quivi la forma del’huomo cangiò in Lupo. La qual trasformazione
non pare, che in coſa alcuna ſia differente da quella di Licaone, ſe bene egli
fu trasformato in Lupo, per le ſue ſceleranze; de la quale Ouidio fa menzione, nel
primo lib. de le ſue trasformazioni, li cui verſi in qeſta lingua, in tal modo
riſuonano.
,, E
sforzandoſi in van parlar di rabbia,
,, Gonfia
la faccia; e verſo il miſer gregge,
,, Il
ſolito deſio di morte sfoga.
,, E
ſi rallegra ancor di ſparger ſangue,
,,
Cangia le veſti in peli, e i bracci in gambe,
,,
Lupo doventa, e de l’antica forma
,,
Ritiene i ſegni; e’l canuto colore
,,
Gli reſta, e tien la ſua fierezza il volto,
,,
Gli occhi riſplendon pure, e pur ſi moſtra
,, L’antica
imagin ſua cruda, e feroce.
Patto
queſto cò grande impeto, nel gregge de le pecore ſi fogò, & una rapitane, a
dietro voltoſſi, e nella la ſelva ſi
fuggì; e quella non dopo molto tepo, in forma di Lupo al carro del Signore portò.
Li compagni, che di queſta preda erano conſapevoli, con grato animo, lo ricevettero,
e nel carro lo aſcoſero; e colui, che in Lupo sera cangiato, di nuovo ne la ſelva
rientrò, e di nuovo ne la forma humana ritornò.
Ancora
accadde in Livonia, non ſono molti anni, che la moglie d’un nobile huomo ,&
un ſuo ſervo, tra loro vennero a parole: perche quivi è di queſti maggior copia
in quel paeſe, che in altro luogo de’ Chriſtiani, e quitvianano tra loro, ſe
gli huomini ſi poſſono convertire in lupi: finalmente quel ſervo le diſſe che
ſubito le voleva moſtrare l’eſempio vivo di cotal coſa, pur che gli fuſſe data
facultà di poterlo fare.
E
coſi ſolo ſe ne entrò in cantina, onde poco dopo, uſcendo informa di Lupo, da li
cani fu fatto fuggire, mentre che per il capo verſo la ſelva ſe ne andava, li
quali gli cavarono un’occhio (quantunque aſſai valoroſamente ſi difendeſſe) e l’altro giorno ritornò a la ſua
padrona, con un’occhio ſolo.
(Aloa Magno)
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