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L'altro James... (9/1)
Prosegue nel....
Piano della Rinascita (11)
In quanto la Storia rende miglior merito non
men che destino alla ‘moneta affissa’, non meno del chiodo, dimenticando sia
l’Albero quanto il Golgota di ogni portatore di Verità e più profonda
riflessione offerta, ed in qual tempo, sofferta e pagata con il tributo della
morte o dell’esilio nella società in cui contestato il ‘pregiudizievole difetto’
di come la stessa manifesti il proprio ‘modus operandi’ celebrato nel museo (o
galleria d’arte) del ‘Quadro’ della storia in cui esposta… divenuta
palcoscenico e tragedia di sovrana ricchezza…
Di conseguenza, chi celebra la Memoria esposto
a tutti gli elementi non facenti parte della Natura, ma solo a quelli
difettevoli dell’umana condizione a cui si appartiene dimenticando il
‘dovrebbe’.
Sembra un ‘dettaglio’ ma rappresenta il ‘molto
ed il necessario’ a cui il merito cui assoggettato l’artista.
Se il ‘dovrebbe’ difetta nel dovuto contesto
come il ‘tutto’ rappresentato, l’‘artista’ non ancora ‘evoluto’ a una diversa
prospettiva (‘dovrebbe’) rendere medesimo ‘Quadro’ ammirato in ‘astratto
cubismo’ alieno al proprio Tempo rappresentato, ma confacente all’elemento
proprio circa l’umana Natura dell’uomo, che ora, osserva in difetto di
prospettiva calcolando il ‘punto di fuga’ di cui l’arte (sembra apparentemente
difettare) non meno che la realtà rappresentata celebrare la ‘distorta’
Memoria allo specchio della Natura.
…Questo circa la pittura, non dimenticando che
molti gli ‘esuli’ di tale nuova prospettiva… fondando una diversa realtà e
conseguente ‘punto di fuga’ circa la Scena rappresentata e dall’Anima dedotta…
…Regredendo, oppure al contrario, evolvendo
nello Spirito di chi nel ‘pittogramma’ legge una più profonda profetica Verità
abdicata alle medesime ragioni della Storia…
Il ‘punto di fuga’ e ‘prospettiva’ da cui lo
sfondo non men del giudizio e merito, certamente abbonda di manierismo e lirica
capacità accompagnate dal dovuto intendimento, come ogni Scena rappresentata,
non meno del testo ora proposto e interpretato, andando a delineare un
‘manierismo’ di cui abbondano i nostri musei non meno di Chiese e scaffali di
biblioteche, ove però, sempre più difficile ‘sconfinare nelle linee del nemico
per riprendersi i morti e dar loro sepoltura…’. Nel proprio ‘punto di fuga’
sottratto al ‘Quadro’ dell’intera Storia rappresentata. Rinascendo, però, in
forma (…degenerata dissero e ancor dicono i nazisti o i loro diretti indiretti derivati…)
di Elemento in cui il Fiume ora narrato, e solo quello, restituire degna Natura
ammirata…
L’umana natura diserta lo Spirito se pur
celebrato non meno che l’Anima, obsolete definizioni della Coscienza e dalla
‘chimica’ quanto dallo spirito detto (taluni dicono alcolico) dello stato non rilevate
e abdicate a più degna prospettiva ammirata, preferendo ben diverse favole, con
cui trae pretesto il ‘Quadro’ delineato
per un commento della Storia abbreviata rivenduta ed esposta. In quanto la
Verità in essa manifesta difetta della dovuta Memoria (storica) a cui una più
certa prospettiva negata.
Fedeli
alla Verità mal celebrata e vilipesa come i costanti piccoli o grandi aspiranti
dittatori sottrarre al lume della Ragione la vera pretesa della libertà
annientata e confiscata, mi ispiro al Quadro di una più nitida immagine
interpretata scorrere nel Fiume della Natura.
Dimenticando in questa sede, giacché ammiriamo
la Natura, l’umana prospettiva con le alterne vicende di chi si bagna affoga o
precipita per diverse cause non certo naturali, nel Fiume detto, lento donare la
Vita ad ogni piccola cittadina scorrere
lieto felice come il Dio del proprio Elemento.
…Solo lei, in verità e per il vero, può
decidere e testimoniare quella Verità in lei affogata, e se non ancora affogata
o in procinto di esser ammirata da ogni lato della riva, sia per colui che
fissando medesimo fiume immagina un ‘punto di fuga’ non della vita ma la Verità
vilipesa e successivamente raccolta ed ammirata; e chi nel fiume affogato per
difenderla giacché eterno Straniero degli impropri elementi della umana natura
detta…
….riflette
che ‘recuperare quanto è perduto è comunque assai simile a passare le
linee del nemico per riprendersi i morti e dar loro sepoltura’.
…‘Sai che
c’è stata una battaglia tra i nostri uomini e quelli del Re?’…
…La
‘Battaglia’ era stata il cardine – così la si vedeva – su cui avrebbe fatto
perno l’ampia porta girevole del futuro; o, forse meglio, era stata il grosso
chiodo (e potremmo aggiungere anche il ‘doblone’), saldamente infilato a suon
di martello (ciò che rimane nel lento scorrere del Fiume sono ossa e teschi
sparsi qual croci a cui rendere e restituire il giusto merito della Verità
coniugata non con i Doveri di cui la stessa Storia si rende da se medesima
fiera, ma al contrario, tutti quei meriti dalla stessa trascurata oppure
travisati o negati per superiori interessi a lei sottratti, in quanto il ‘quadro’
detto approderà a ben altra rappresentazione cubica rappresentazione per esser
simmetrici all’Arte, e rappresentare la morte nel gesto in cui, se pur
celebrata la morte con il conseguimento dell’eterno dalla stessa Arte
celebrato, evoluto in una visione ove la rappresentazione cela tutta la, se pur
apparente irreale prospettiva, orrore della stessa in quei morti negati alla
verità detta…), con cui quello splendido ritratto di gruppo, quale lo si vede
oggi, sarebbe stato appeso.
Straordinariamente
incantevoli il nativo Emerson e Thoreau e Hawthorne e (con minor intensità)
tutti quanti; ma incantevoli, in gran parte, perché quell’antico magnifico
episodio, giù nella valle, aveva preparato quel loro effetto con tanto
scrupolo.
…Come
nella mia lunga assenza, avevo inevitabilmente lasciato che questa nota, in
termini di percezione immediata, andasse praticamente perduta, così lì sul
posto, essa istantaneamente fece ritorno con la straordinaria dolcezza del Fiume
che, sotto il sole autunnale – come tutti i fiumi americani che si aveva, o si
avrebbe, avuto modo di vedere -, subito prese l’intero caso direttamente in
mano.
‘Sì, mi
parlerai della tua impressione quando avrai percepito ciò che io posso fare per
lei: perciò, fa’ bene attenzione a starmi appresso!’:
è questo ciò che tutti i fiumi sembrano dire!
Segui
dunque dappresso il fiume Concord, quanto mi fu possibile, riandando con la
Memoria al modo in cui Thoreau, Hawthorne, lo stesso Emerson hanno espresso con la dovuta partecipazione il senso di
quella corrente erbacea, piena, tranquilla, sonnolenta, che cadenza il proprio
ed altrui ritmo avvolgendosi lungo ogni ansa come un grosso obeso, benevolo e
sinceramente cordiale, al punto da sorpassare a stento chi gli cammina a
fianco.
‘La
Battaglia’ lui l’aveva vista – lo confessa a tutt’oggi – senza che il flusso ne
fosse minimamente accelerato, mentre continua a scorrere lungo boschi e
frutteti, ronfando come un bonario gatto casalingo che si strofina addosso ai
familiari e al mobilio. Tuttavia, la suggestione più intensa di quell’intera
scena è tale da non essere notata, nel migliore dei casi, né, mi pare, mai tale
da emergere da quel suo inesprimibile rapporto col luogo – vicino al ponte, là
dove più ci si attarda: quella potenza diffusa che, dopo tutti questi anni – o
forse proprio per via del loro numero – la rende tanto irresistibile e commovente.
Tutte le
icone commemorative – la pietra che ricorda il luogo di sepoltura dei tre
soldati inglesi, la vivace effige, ad opera di David French, del giovane
contadino americano con la sua cintura, e non lontano, la presenza, a quelle intimamente
connesse della vecchia canonica, tema ispiritatore della penna di Hawthorne –
parlano allo spirito in quello che, senza dubbio, è uno dei toni più sottili di
cui la storia ufficiale, pur tuttavia lasciando inespressa, in qualche modo, la
delicata malinconia di ogni cosa.
…Troppo
in profondità essa giace, come sempre accade là ove il terreno ha sostenuto il
peso dell’atto, semplice, conciso, intenso, inconscio, che avrebbe determinato
l’evento, determinato il futuro in modo che noi definiamo immortale. Giacché
troppo poco di quella scena si legge, rispetto a quanto si potrebbe (o
dovrebbe), a meno che non si venga raggiunti dal suo tocco attutito, sì da
provare la pietà e l’ironia di quel rapporto precluso coi difensori caduti…
(H.
James)
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