giuliano

venerdì 3 gennaio 2020

IL RACCONTO DEL PINO (che la Pace regni in questo e qualsiasi mondo!) (5)




















Il racconto del pino (4/1)

Prosegue nella:

Sacra Terra (6/7)














Il fiume si piegava in una larga ansa, e Mason diresse la sua muta verso la scorciatoia attraverso la stretta lingua di terra. Ma i cani si arrestarono di fronte al ripido argine. A più riprese scivolarono indietro, nonostante Ruth e Malemute Kid spingessero la slitta. Poi si concentrarono in un ultimo sforzo. Le povere bestie, deboli per la fame, ce la misero tutta.

‘Più in alto! Più in alto!’

…La slitta era già in bilico sul bordo della sponda, ma il cane di testa tirò sulla destra la fila di cani che lo seguivano, inciampando nelle racchette di Mason. Il risultato fu disastroso...





Mason finì per terra; uno dei cani cadde impigliato nei finimenti; e la slitta rotolò indietro trascinandosi tutto appresso....

Splash!

La frusta si abbatté selvaggiamente sui cani, e con maggior forza su quello che era caduto.

‘Lascia perdere’,

Mason, implorò Malemute Kid;

‘la povera bestia non sta in piedi. Aspetta che attacchiamo la mia muta’.

Mason trattenne ostentatamente la frusta fintantoché l’amico ebbe pronunciato l’ultima parola, e poi la sferza sibilò un’altra volta, arrotolandosi completamente intorno al corpo del colpevole.

Carmen - perché di Carmen si trattava - si accucciò terrorizzata e tremante nella neve, guaì pietosamente, poi rotolò sul fianco.





Fu un momento tragico, un penoso incidente della traversata: un cane morente, due compagni infuriati l’uno contro l’altro.

Ruth guardò preoccupata dall’uno all’altro.

Ma Malemute Kid li trattenne, e, gli occhi carichi di rimprovero, piegandosi sul cane, tagliò i finimenti. Non fu pronunciata parola. Le mute vennero accoppiate e la difficoltà superata; le slitte ripresero ad andare, mentre il cane morente si trascinava dietro la fatica. Finché un animale è in grado di camminare, non gli si dà il colpo di grazia, e gli si concede quest’ultima possibilità: trascinarsi  fino all’accampamento, se ci riesce, nella speranza che sia stato ucciso un alce.

Già pentito del suo gesto d’ira, ma troppo orgoglioso per scusarsi, Mason faticava alla testa della processione, lungi dall’immaginare il pericolo che incombeva su di lui.





Gli Alberi erano fitti nel riparato fondovalle, attraverso il quale stavano aprendosi una strada. A una quindicina di metri dalla pista si ergeva un pino maestoso. Stava lì da secoli, e da secoli il destino lo teneva pronto per quest’ora; lo stesso destino che aveva decretato la fine di Mason.

Egli si chinò per legarsi un laccio del mocassino.

Le slitte si fermarono e i cani si lasciarono andare nella neve senza un gemito. La quiete immobile sembrava quasi soprannaturale; non un respiro percorreva la foresta incrostata di ghiaccio: il freddo e il silenzio dello spazio esterno avevano gelato il cuore e percosso le tremule labbra della Natura.

Un sospiro vibrò nell’aria; più che udirlo essi lo percepirono, come premonizione di movimento in un vuoto immobile.

Poi il grande Albero, affaticato dal suo peso di anni e di neve recitò la sua ultima parte nella tragedia della vita.





Mason udì l’avvisaglia dello scricchiolio, tentò di porsi in salvo fuggendo, ma ancora non si era rimesso in piedi che fu colpito in pieno, su una spalla.

Il pericolo imprevisto, la morte repentina, quante volte Malemute Kid aveva dovuto affrontarli! Gli aghi di pino non avevano ancora finito di vibrare che già era entrato inazione e dava ordini. Né dal canto suo la giovane indiana svenne o cominciò a lamentarsi, come avrebbero fatto molte sue sorelle bianche.

Al suo ordine, si appoggiò con tutte le forze all’estremità di una leva improvvisata, alleggerendo la pressione dell’albero; poteva udire i gemiti del marito, mentre Malemute Kid attaccava l’Albero con l’accetta. L’acciaio cantava gaio penetrando nel tronco gelato; ogni colpo era accompagnato da un profondo respiro e dallo ‘huh!’, ‘huh!’ del boscaiolo.





Alla fine Kid adagiò sulla neve il penoso oggetto che una volta era stato un uomo. Ma più penosa della sofferenza del suo compagno era la muta angosciata dipinta sul volto della donna, l’espressione incredula, in cui si mescolavano speranza e disperazione. Si scambiarono poche parole: quelli del Nord imparano presto la futilità delle parole, l’inestimabile valore dei fatti. A 50° sotto zero un uomo non può giacere per molti minuti nella neve e... sopravvivere.

Furono quindi tagliati i finimenti della slitta, e il ferito avvolto nelle pelli, venne adagiato su un giaciglio di rami. Davanti a lui crepitava un fuoco, fatto con lo stesso legno che aveva provocato l’incidente. Dietro e in parte al di sopra gli venne steso un riparo primitivo, un pezzo di  tela, che tratteneva e gli rimandava il calore radiante,  un trucco che impararono a conoscere coloro che studiano la fisica alla sorgente. E gli uomini che hanno condiviso il letto con la morte sanno quando l’ora è... suonata.





Mason aveva tutte le ossa fracassate: bastava un’occhiata a capirlo. Rotti il braccio e la gamba destra e la schiena; la parte inferiore del corpo paralizzata dalla vita in giù: e con ogni probabilità anche gravi lesioni interne. Qualche raro lamento era il suo unico segno di vita.

Nessuna speranza.

Niente da fare.

La notte impietosa avanzava furtiva e lenta su Ruth, chiusa nel disperato stoicismo della sua razza e su Malemute, che aggiungeva nuove rughe sulla sua faccia di bronzo. In effetti, Mason era quello che soffriva di meno di tutti, perché si trovava ora nel Tennessee orientale, sulle Great Smoky Mountains, intento a rivivere scene della sua fanciullezza. E più patetica di tutto era la melodia del dialetto del Sud, da lungo tempo dimenticato, mentre delirava di nuotate nelle marrane e caccie al racoon e furti di meloni.

Era arabo per Ruth, ma Kid capiva e sentiva rimescolarsi dentro, provava ciò che può provare soltanto chi è stato tagliato fuori, per anni, da tutto ciò che significa civiltà..

Al mattino l’uomo colpito riprese conoscenza, e Malemute Kid si chinò più vicino per afferrare i suoi bisbigli.





‘Ti ricordi quando ci incontrammo sul Tanana quattro anni fa per la corsa sul ghiaccio? Non mi importava tanto di lei allora. Era carina, certo, e la cosa era emozionante. Ma sai, ci ho pensato molto. E’ stata una buona moglie sempre al mio fianco nei momenti difficili. E nel commercio, nessuno la batte! Ti ricordi quando affrontò le rapide di Moosehorn per tirarci giù da quella roccia, mentre le pallottole frustavano l’acqua come grandine? E il periodo della carestia a Nuklukyeto? O quando correva, sul fiume ghiacciato per portare le notizie? Sì, è stata una buona moglie per me, meglio dell’altra. Non sapevi che mi era già capitato? Non te l’avevo mai detto, eh? Be’, ci avevo provato una volta, giù negli Stati Uniti. E’ per questo che sono qui. Eravamo pure cresciuti insieme. Sono venuto via per darle la possibilità di ottenere il divorzio.





L’ha avuta.

Sono un uomo finito, Kid....

Tre o quattro sonni al massimo.

Tu devi proseguire...

Io ti supplico, come ultimo desiderio, di andare avanti...

Dammi tre giorni…

…implorò Malemute Kid…

Forse migliori; può succedere qualcosa.





No.

Solo tre giorni.

Devi proseguire!

Devi proseguire!...

Un giorno!

No, no! Ti ordino...

Solo un giorno. Con il cibo ce la possiamo fare, e poi potrei imbattermi in un alce.

No... va bene; un giorno, ma non un minuto di più...

(Jack London)
















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