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Navigando verso l'isola di Waikiki
& circa i Diritti d'Autore (1/5)
Una
giusta educazione pensiamo che non consista nell’armonia magnifica delle
espressioni e della lingua, ma nella saggia disposizione di un pensiero
razionale e nella vera opinione sul bene, sul male, sulla virtù e sul vizio.
Chiunque
perciò pensi una cosa e ne insegni un’altra ai suoi discepoli, è, a mio parere,
tanto lontano dall’essere un buon educatore quanto dall’essere un uomo onesto.
Se la
discordanza tra il pensiero e la parola fosse su punti di scarsa importanza
sarebbe un male, ma fino a un certo livello sopportabile; al contrario, se una
persona in dottrine di somma importanza insegna l’opposto di ciò che pensa, non
è questo il modo di agire di bottegai, e non di onesti ma di pessimi uomini, che
lodano soprattutto le merci che ritengono di infima qualità, ingannando e
adescando con lusinghe coloro a cui vogliono trasferire, io credo, le loro
merci cattive?
Dunque,
tutti quelli che dicono di insegnare dovrebbero avere un comportamento morale
ed avere nell’animo pensieri non in contraddizione con quelli che professano in
pubblico; io credo che dovrebbero comportarsi in tal modo soprattutto quelli
che istruiscono nella retorica i giovani, commentando gli scritti antichi,
tanto i retori, quanto i grammatici, e ancora più i sofisti, e i teologi, che
vogliono essere più degli altri maestri non solo di letteratura, ma anche di
comportamento morale ed affermano che sia loro prerogativa la filosofia
politica ...e non solo.. e sia vero o no, si tralasci per ora: io, lodandoli di
aspirare ad un impegno così bello, li loderei di più, se non mentissero e se non
dimostrassero di avere un pensiero in sé e di insegnare ai loro discepoli un
altro.
Ma come?
Ebbene,
Omero, Esiodo, Demostene, Tucidide, Isocrate e Lisia non ebbero gli Dèi maestri
di ogni cultura?
Non si
credettero gli uni sacri ad Ermete e gli altri alle muse?
Io credo
che sia strano che chi spiega opere di questi ed altri autori neghi onore agli
Dèi ed ai Santi che essi hanno onorati! Ma sebbene io pensi che questo sia
strano, non dico che essi debbano insegnare ai giovani dopo aver cambiato opinione,
ma concedo loro una scelta: di non insegnare le dottrine che essi non ritengono
morali o, se vogliono, insegnino dapprima con l’esempio e convincano i loro
allievi che né Esiodo né Omero né alcuno degli autori che essi spiegano dopo
averli condannati di empietà, di stoltezza e di errore religioso.
E poiché
essi dalle opere di questi autori traggono lo stipendio e il sostentamento,
confessano di essere avidi di guadagni immorali e di sopportare qualunque cosa
per poche dracme. Fino a questo momento erano molti i motivi che sconsigliavano
di frequentare i templi ed il timore che minacciava da ogni parte faceva
perdonare il dissimulare le opinioni più sincere riguardo gli Dèi; ma poiché
ora gli Dèi ci hanno concesso la libertà, a me sembra illogico che gli uomini
insegnino quelle dottrine che non ritengono vere.
Al
contrario, se pensano che siano saggi quelli di cui spiegano le opere e si
insediano, per così dire, a loro profeti, per prima cosa cerchino di emularne
la religiosità verso gli Dèi (e correggendo tale Lettera specchio dei tempi ed
adeguandola alla Filosofia, o meglio, evolvendola come se il Pagano
riproponesse se medesimo fedele alla propria Natura cresciuta alla morale di
una uova Storia ora di nuovo scritta... ed evoluta più saggiamente compiuta)ripropongo
quanto da lui detto...:
‘vadano
nelle comunità dei Cristiani del proprio Impero ad udire Matteo e Luca...
questi uomini o cesari accompagnati dai loro maestri sempre che ne siano all’altezza
morale e spirituale... di intendere tal dire e parlare... un più nobile e
superiore Credo’...
(Giuliano
aggiunse: dedico il presente editto a tutti coloro che sono coerenti con le
loro scelte... unite ai loro impegni con se stessi ed il prossimo)
(Giuliano
Imperatore)
Purificati
da ogni pregiudizio che ha ingombrato la tua mente e spogliati dell’abitudine
ingannatrice e fatti come un uomo nuovo da principio, per essere discepolo di
una dottrina anche nuova come tu stesso hai ammesso.
Non solo
con gli occhi, ma anche con la mente considera di quale sostanza e di quale
forma siano quelli che voi chiamate e ritenete dèi.
Non (sono
essi) pietra come quella che si calpesta, bronzo non migliore degli utensili
fusi per l’uso, legno già marcio, argento che ha bisogno di un uomo che lo
guardi perché non venga rubato, ferro consunto dalla ruggine, argilla non più
scelta di quella preparata a vile servizio?
Non
(sono) tutti questi (idoli) di materia corruttibile?
Non sono
fatti con il ferro e con il fuoco?
Non li
foggiò lo scalpellino, il fabbro, l’argentiere o il vasaio?
Prima che
con le loro arti li foggiassero, ciascuno di questi (idoli) non era
trasformabile, e non lo può (essere) anche ora?
E quelli
che ora sono gli utensili della stessa materia non potrebbero forse diventare
simili ad essi se trovassero gli stessi artigiani?
E per l’opposto,
questi da voi adorati non potrebbero diventare, ad opera degli uomini,
suppellettili uguali alle altre?
Non sono
cose sorde, cieche, inanimate, insensibili, immobili?
Non tutte
corruttibili?
Non tutte
distruttibili?
Queste
cose chiamate dèi, a queste servite, a queste supplicate, infine ad esse vi
assimilate. Perciò odiate i cristiani perché non le credono dèi. Ma voi che li
pensate e li immaginate tali non li disprezzate più di loro? Non li deridete e
li oltraggiate più voi che venerate quelli di pietra e di creta senza custodi,
mentre chiudete a chiave di notte quelli di argento e di oro, e di giorno
mettete le guardie perché non vengano rubati?
Con gli
onori che credete di rendere loro, se hanno sensibilità, siete piuttosto a punirli.
Se non hanno i sensi siete voi a svergognarli con sacrificio di sangue e di
grassi fumanti. Provi qualcuno di voi queste cose, permetta che gli vengano
fatte. Ma l’uomo di propria volontà non sopporterebbe tale supplizio perché ha
sensibilità e intelligenza; ma la pietra lo tollera perché non sente.
Molte
altre cose potrei dirti perché i cristiani non servono questi dèi. Se a
qualcuno ciò non sembra sufficiente, credo inutile parlare anche di più…
…I cristiani
né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri
uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si
differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è
nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una
corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e
barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel
vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile
e indubbiamente paradossale.
Vivono
nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da
tutto sono distaccati come Stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e
ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano
i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma
non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro
cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita
superano le leggi.
Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati.
Non sono
conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono
poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono
disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti.
Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene
vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la
vita.
Dai
giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che
li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio….
…L'anima
del mondo a dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i
cristiani. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle
città della terra. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani
abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un
corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è
invisibile. La carne odia l’anima e la combatte pur non avendo ricevuto
ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha
avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri.
…L’anima
ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li
odiano. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i
cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. L’anima
immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri
tra le cose che si corrompono, aspettando l’incorruttibilità nei cieli.
Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima si raffina; anche i cristiani
maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale
che ad essi non è lecito abbandonare….
(Lettera
a Diogneto)
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