giuliano

giovedì 4 aprile 2019

QUANDO DIO RIDE (Seconda parte)





















Precedenti capitoli:

Quando Dio ride (Prima parte)

Prosegue in:

Circa i Diritti d'Autore (Quarta parte)  &

Salustio













‘Una risposta a proposito’,

…disse,

‘fatta a macchina come un pezzo di stoffa di cotone. Il giudizio del mondo! E il mondo ne sa qualcosa a questo proposito!? Come voi, è fuggita dalla vita. È stata vinta. Velata la vedi in quella fumosa dottrina dipinta fuori e dentro il convento in cui posta. Tirò fuori il sudario bianco della stanchezza. E nessuna città assediata ha mai sventolato quella bandiera con tanta amarezza e lacrime’.

‘Ora ti racconterò tutta la Storia, e tu devi credermi!

Perché io so!’

‘Avevano riflettuto sul problema della sazietà (dell’Anima come dello Spirito). Amarono l’amore la bellezza di Dio e conobbero completamente il valore di esso. Lo amavano così tanto che erano desiderosi di tenerlo sempre caldo e fremente nei loro cuori come il vero unico sommo bene. Essi accolsero con favore la sua venuta temendo il male.

Il male ora dappertutto!’

L’amore è il desiderio di vita e della Natura, ed essi lo trattenevano come un dolore delizioso una pena deliziosa, e quando trovarono quello che cercavano morì (giacché morta). L’Amore negato viveva, l’amore soddisfatto morì. Mi seguite? Essi compresero che non c’è scopo di vivere desiderando ciò che già si possiede o si pensa possedere. Mangiare ed essere ancora affamati è un problema che nessun uomo è mai riuscito a risolvere. Il problema della sazietà. È così. Infatti sono ingordi non asceti e asceti ingordi nello stesso strano tempo! Avere e conservare il maggior appetito davanti ad una tavola ricolma di cibi eppure essere asceti. Questo il loro problema, perché loro amano l’Amore saziato da un diverso Spirito e Principio. Spesso lo discutono con tutti i dolci ardori dell’Amore e del Bene traboccanti nei loro occhi, con il sangue rossastro che tinge le loro ed altrui guance nell’inutile umana violenza raccolta; nascondendosi in un tremolio nella gola, per tornare poi ad esprimersi in un suono dettato dalla Natura: ineffabile beatitudine che Lei solamente può emettere come il lieve fruscio di un albero che muove le sue e loro foglie al vento.

 Come faccio a sapere tutto questo?

Ho visto... molto.

Molto altro ho imparato dal loro vangelo.

Questo l’ho trovato nel diario di Lei la tua Madonna:

Perché, davvero, quella voce errante, quel bisbiglio crepuscolare, quel respiro così dolce come rugiada, quel liuto dalle ali di fiamma... suonatore di liuto che nessuno vede solo per un momento, in un luccichio arcobaleno di gioia, o all’improvviso lampo di passione, questo squisito mistero che chiamiamo Amore e Sommo Bene, arriva, almeno ad alcuni visionari rapiti e poi indistintamente perseguitati; non con una canzone sulle labbra che tutti possano sentire, o come una violenta violenza della musica pubblica, ma come agitato dall’èstasi muta del desiderio la più sublime sinfonia.

Come trattenere quell’alato suonatore di liuto dalle ali di fiamma con la sua muta eloquenza di desiderio? Celebrarlo voleva dire perderlo perché nessuno avrebbe compreso siffatta celebrazione. Il loro reciproco amore è un grande amore. I loro granai sono traboccanti di abbondanza, eppure hanno bisogno di conservare intatto l’acuto desiderio del loro amore. Né erano magre piccole matricole che teorizzavano sulla soglia dell’Amore. Erano anime robuste e leali. Avevano amato, come altri, prima di incontrarsi e, in quel tempo avevano soffocato l’amore con le Poesie lo avevano ucciso cantandone le lodi agli altri e seppellito nella tomba della inutile materia la quale non ha compreso. Non sono degli spettri freddi quest’uomo e questa Natura, sono umani evoluti e dei divenuti per ogni Elemento ucciso. Non hanno patria né sobrietà sassone nel loro sangue. Il colore di esso è il rosso tramonto. Loro brillano con esso. Conservano in loro la gioia della carne come i francesi. Sono idealisti, ma il loro idealismo è Universale. Non è temperato dal freddo e dal fluido tenebroso che per l’inglese serve come sangue. Non c’è  stoicismo in loro.

Erano e sono tutto ciò che ho detto, ed erano e sono fatti per la gioia. Ma ebbero contro un pregiudizio. Siano maledetti i pregiudizi! Giocavano e combattevano logicamente e fu questa la loro logica.  

Bene torniamo alla Logica, l’uomo e la Natura si dissero: "Perché amarsi una volta sola? Se amarsi una volta vuol dire anche dividersi nel nostro amore così pensato, non è più saggio divenire una sol cosa e non amarsi affatto come tutti gli altri amano". 

Sono uno e non due nel desiderio negato oppure consumato?

Pensaci!

Così possono mantenere in vita l’amore nato digiunando come l’amore per sempre pensato. Fu ed è questo il più grande peccato da loro consumato. La più grande Eresia!

Pensaci ancora!

Forse hanno raggiunto questo pagano principio divenuto pregiudizio…

Ma essi sono più saggi ancora, più d’ogni fallace dottrina: non volevano amarsi così come è ed è sempre stato, e neppure lasciarsi, si unirono per dio! Poi la Terra si squarciò come per maledizione o miracolo… come quello stesso Dio crocefisso ecco il segreto mai rivelato.

Io li osservo così come un tempo, medesimo tempo  osservato…

È uno spettacolo per dio, quell’uomo e quella Natura sposati che assieme cantano e rimano canzoni d’amore con una freschezza verginale come l’amore appena nato, con la maturità e ricchezza di ardore che i giovani amanti non potranno mai conoscere. I giovani innamorati di medesimi ideali sono pallidi e anemici accanto a quella coppia a lungo sposata. Vederli con tutto il fuoco e fiamma e la tenerezza da una distanza tremolante, prodigandosi a distanza carezze più che inutili preghiere ed il loro amore li spinge l’uno verso l’altro e come fiamme palpitanti di vita si rincorrono nell’orbita della luce. Sembra, in obbedienza a qualche grande legge della fisica, più potente della gravitazione e più sottile, che devono fondersi fisicamente ciascuno in ognuna passione amata e contemplata… di fronte ai miei stessi occhi. Non c’è da meravigliarsi che fossero chiamati i meravigliosi amanti.

Un giorno trovai sul sedile vicino alla finestra  un libro di versi si è aperto da sé, per la lunga abitudine:

 E’ così dolce stare appena un po’ separati,
Conoscersi meglio e mantenere
La delicata soave sensazione vilipesa
Di due che si toccano
O amore, non ancora!
Manteniamo il nostro amore
Avvolto nel sacro mistero
Ancora per un po’ di tempo
In attesa degli anni che verranno
E che mai arriveranno!

Imparai quei versi a memoria e vidi in una bianca visione i loro grandi Spiriti innocenti. Essi sono come dei fanciulli, non comprendono il male che li circonda. Giocano con il fuoco della Natura, si giocano del loro dio pregano ancora gli antiche dèi, hanno inventato o meglio ancora, appreso delle sconosciute regole e invisibili formule, hanno inventato un sistema diverso e lo hanno portato alla tavola non del successo ma da gioco con cui si compone la vostra vita aspettando di vincere.

Attenzione!

Gridai!

Dio è dietro di voi.

In nome suo e di altri sconosciuti dei celebrati fanno muovere oscure regole per ogni nuovo sistema escogitato. Non avete possibilità di vincere!

Sorvegliai ancora.

Gli anni passavano e la brama incompresa del loro amore non si estingueva anzi diveniva sempre più acuta fino ai confini della patologia. Furono torturati per questo. Come molti altri, lo ammetto. L’uomo e la sua Natura hanno fatto un miracolo, si sono giocati di quel Dio pregato, e neppure Lui o chi in suo nome gli perdonò il misfatto. Avevano deturpato la Terra quando furono divisi da questa Eresia.

Tremò anch’essa di paura.

Io che vedo ed ho visto so!

Nessun amante ha avuto la loro èstasi amorosa, non avevano ucciso l’amore con le solite pretese unite e celebrate in comuni convenevoli, lo avevano coltivato negando l’amore come siamo soliti conoscerlo anche in senso filosofico, e negando cotal amore lo condussero al punto di morirne dal desiderio. È un vero delirio d’amore incompreso, ma poi un giorno, gli dei o uno solo di loro si alzarono dal loro Olimpo e guardarono l’uomo e quella strana Natura che s’erano beffati di loro.

Ed in qual medesimo Tempo l’uomo e la sua Natura si guardarono negli occhi, Uno come il Dio che li giudicava ed avevano beffato accompagnato dai suoi dei, e si accorsero che visti e scrutati l’amore morto. La luce andata. La fiamma spenta. Tutto divenire incomprensibile peccato da tutti indistintamente giudicato. Sembrava che il desiderio una volta osservato e tratto nel Tempo nato e contato morisse. E morì divenendo il Sogno - ugual Sogno - dell’oscuro Primo Dio celato Straniero al proprio Creato.

Gli dei o uno solo di loro giocano una diversa partita alla tavola in cui qualcuno li ha posti.

L’uomo muore ed arde di ugual antico primo desiderio, un uomo morto al tavolo del loro strano gioco. Lei, Madre Natura, si dischiuse al voto da chi mai  pur celebrata l’ha conosciuta.

Ve l’ho detto e lo so!

Pur perdendo vinsero, come state vincendo voi sulle vostre colline dal bianco o rosso vino offerto come il sangue del dio che ride, che ride per come pregate o peggio desiderate e pur pregando e desiderando mai avete conosciuto il vero amore inchiodato…

(liberamente ispirato da un racconto di J. London, Quando Dio ride)  














Nessun commento:

Posta un commento